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mercoledì 24 novembre 2010

Paraty e dintorni

Paraty. Innanzitutto una nota linguistico-ortografica: alcuni anni fa i paesi lusofoni, ovvero di lingua portoghese, hanno deciso di abolire dall’alfabeto e dalla grafia delle parole (straniere a parte) la ipsilon. In effetti, come la k e la w per noi italiani, la y ai lusofoni non serve. E’ rimasta solo in alcuni toponimi. Uno di questi è Paraty (pronunciato paracì). E’ una cittadina sulla costa a circa 200 km a sud di Rio, architettura coloniale portoghese ben conservata, case tutte con un massimo di due piani, isola pedonale (anche perché la pavimentazione è ancora quella originale, tipo Appia Antica, quindi spaccherebbe ruote e sospensioni), e una bella atmosfera. C’ero già stato la prima volta che venni in Brasile e volevo tornarci. Per arrivarci è stata un po’ un’odissea. Mi ero scordato di quanto fossero brutte le strade in Brasile. Siamo partiti da Rio alle 9 e per percorrere 200km abbiamo impiegato quattro ore. Non tanto per il traffico, che c’era solo per uscire dalla città, quanto per il sistema usato in Brasile per costringerti a rallentare. Invece dei semafori (ne abbiamo incontrati forse tre in 200km), qui usano i “quebra-molas”, letteralmente: spacca ammortizzatori. Funziona così: in prossimità di un centro abitato, di un attraversamento, di un incrocio - o semplicemente perché sì, ci sono dei dossi artificiali che se non rallenti a 5kmh ti rompono la macchina. Sono segnalati, sì, dovrebbero essere dipinti di giallo e nero, ma la manutenzione è carente, quindi molti sono invisibili e o inchiodi o spacchi tutto. Per questo l’amico che guidava andava a una media di 60 all’ora. Fondamentalmente se conosci la strada sei salvo, se non la conosci sono cavoli amari. Anche perché in 200km ne avremo incontrati più di 100. Guarda caso, spesso in prossimità dei quebra-molas ci sono carrozzieri e meccanici… Mentre sto scrivendo questo post sono sulla Rio-Sao Paulo che non ha quebra-molas ed è in buono stato, ma la Rio-Santos, che passa per Paraty, è pure piena di buche e ha un manto stradale che lascia un po’ a desiderare, per dirla con un eufemismo. Altra cosa: la benzina costa. Nonostante la Petrobras (l’ENI brasiliana) sia una delle più grandi aziende al mondo e qui ci siano giacimenti, la benzina costa quanto in Italia, con la differenza che gli stipendi qui sono molto più bassi. Comunque, superato il campo minato dei quebra-molas siamo arrivati a Paraty. Eravamo in cinque. Oltre a me, German e la moglie brasiliana Daniele, c’erano la sorella di Daniele, Elaine, e un amico colombiano ingegnere, Javier. Caldo umido e voglia di farsi il bagno, quindi ricerca immediata di un albergo (pousada). Essendo sabato non è stato facile. Comunque alla fine lo abbiamo trovato, anche abbastanza economico (20euro a persona). Alla sera siamo stati in un ristorantino coi tavoli di fuori dove abbiamo mangiato gamberi e pesce, innaffiati da birra e caipirinhas. Avevo capito che il cameriere/gestore aveva un accento italiano e infatti era un lucchese, sposato con una brasiliana (l’altra cameriera) in Brasile da dieci anni. Si lamentava dell’Italia e delle tasse e diceva che qui (in Brasile) si pagano meno imposte se hai un’impresa. Abbiamo fatto un giro del paese e poi io sono andato a dormire mentre gli altri sono andati a ballare forrò, una specie di liscio brasiliano.

2 commenti:

  1. ... qui invece è arrivato il freddo... riguardo ai quebramolas potresti spargere la voce che mi sto specializzando in buche stradali in tribunale, magari trovo lavoro lì... ;)
    baci!!!

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  2. Ma alla fine te lo sei fatto il bagno o sei andato a letto zozzo?
    Ciao Dario

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