A Curitiba sono arrivato da Foz do Iguaçu, solo per fare tappa in vista di Florianopolis. Ho percorso in autobus praticamente tutto lo stato del Paranà da ovest a est. E per la strada non ho potuto non notare che il 90% delle imprese, delle ditte, delle fabbriche, dei negozi, sono di italiani. O per lo meno hanno nomi italiani. Andrea Ciacchi mi aveva spiegato che questo stato, una volta quasi disabitato a ovest per motivi militari (frontiera con Argentina e Paraguay) è stato popolato da coloni italiani e tedeschi provenienti dallo stato del Rio Grande do Sul. E si vede, pare che tutti gli italiani giunti nel Paranà abbiano aperto una qualche attività commerciale, mentre i tedeschi devono essersi dedicati all’agricoltura. Comunque di Curitiba c’è da dire che è la città brasiliana più pulita, ordinata e organizzata (lo dicono gli stessi brasiliani). Mentre generalmente le città che avevo visto finora hanno delle periferie brutte, sporche e cadenti, Curitiba ha viali alberati, marciapiedi senza crepe e buchi, palazzine carine, eccetera. Non so se dipenda dal governo, dalla gente che ci abita o altro, ma ho avuto una dimostrazione di tolleranza zero che dà un’idea dell’atteggiamento diverso. Ero alla stazione dei pullman in attesa di un taxi e un tipo si è avvicinato in macchina per scaricare un passeggero. La vigilessa, dal volto teutonico, si è avvicinata al finestrino e deve avergli detto: se ti fermi ti multo, qui non si parcheggia. Il tipo se n’è andato senza dire A. In altre città del Brasile l’atteggiamento è molto più “mediterraneo”, per quanto riguarda queste infrazioni. Da Curitiba sono andato, sempre in pullman, a Florianopolis, ma purtroppo il tempo non mi è stato amico. Dei quattro giorni che ci ho passato, non ha piovuto solo per poche ore. La prima notte l’ho passata in un hotel moderno e attrezzatissimo (wi-fi, pay-tv, ecc) vicinissimo alla stazione dei pullman. Sono uscito per cena e sono andato al quartiere del vecchio mercato municipale. Ho avuto la fortuna di capitare nella giornata nazionale del samba, e nella piazza del mercato c’era uno spettacolo di samba all’aperto con una decina di gruppi che si sono succeduti sul palco. Il pubblico (Florianopolis è molto bianca, ma c’erano diversi afro-brasiliani) conosceva tutte le canzoni, parola per parola, e ballava e cantava, beveva birra e mangiava. Mi sono goduto lo spettacolo per un’ora, ho mangiato un panino e bevuto una birra e sono tornato in albergo. Il giorno dopo mi sono visto con un’amica della mia collega brasiliana alla SBS, che mi aveva dato i suoi contatti. Si chiama Marta, è di origine tedesca e fa l’architetto. Era con un amico-cliente neozelandese, Ian. Siamo andati a fare un giro verso Lagoa da Conceiçao, la parte turistica dell’isola (Florianopolis è su un’isola grande metà della Corsica con decine di spiagge bianche) e a mangiare (pesce). Poi Ian è andato via e Marta mi ha lasciato ad una pousada (pensione) a Lagoa da Conceiçao. I due giorni successivi li ho passati a guardare la televisione, perché ha piovuto quasi ininterrottamente… L’ultima sera siamo andati a cena insieme e c’era anche una coppia di suoi amici, Silvia, di Porto Alegre, lì per il weekend, e Mario. Per farla breve, Silvia mi ha invitato a casa sua a Porto Alegre, una tappa che pensavo di fare in fretta. Per finire la serata Marta ci ha portato tutti ad un locale sulla spiaggia dove c’era un gruppo di samba e choro che suonava dal vivo. Nel pubblico c’erano giovani e meno giovani. La cosa è che in Brasile anche i giovani apprezzano la “musica popolare”; in un certo senso samba e choro sono un po’ come tarantella e liscio, ma di giovani italiani che ballano questi stili non ne conosco. Ho bevuto una bella caipirinha e poi a nanna. Il giorno dopo sono arrivato a Porto Alegre, la grande città più a sud del Brasile, dove quasi tutti sono di origine tedesca o italiana (o Europa dell’est). I romanisti la conoscono come la città di Falcao, ma ci è nato anche Ronaldinho. Silvia, che vive col figlio 13enne molto preso dai videogiochi, è stata molto ospitale e io l’ho ripagata facendo una pasta al ragù alla bolognese da leccarsi i baffi. Ho anche scoperto, comprando gli ingredienti, che le erbe e le verdure in Brasile hanno nomi completamente diversi dai nostri. Ad esempio sedano si dice aipo, rosmarino alecrim, carota senoura, eccetera. Il giorno seguente ho fatto un tour della zona sud della città, la parte più bella, sulla riva del lago Guaiba, e la guida ci ha anche portato davanti all’entrata della casa di Ronaldinho. Dico entrata perché pare che la casa sia immensa e solo la guardiola del portiere è grande quanto una casa normale. Ho girato anche il centro storico. Porto Alegre è una città relativamente moderna, ma ha alcuni edifici con un’architettura interessante. Alle 21 partenza, sempre in pullman, per l’Uruguay, dove sono ora.
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