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sabato 11 dicembre 2010

Punta del Diablo – Uruguay

L’arrivo è stato avventuroso. Sono partito da Porto Alegre in pullman e l’itinerario prevedeva discesa a Chuy, subito dopo la frontiera fra Brasile e Uruguay alle 5 della mattina. Da lì il piano era aspettare nella stazione dei pullman che aprissero i negozi, o trovare un bancomat, cambiare i soldi e comprare un biglietto per Punta del Diablo, che è a una quarantina di chilometri. Il problema è che l’autobus mi ha lasciato alla fermata, che sta già in Uruguay, in un posto deserto, con solo la caserma della dogana. Essendo le cinque era anche buio pesto. Il tipo della dogana ha detto che avrebbe anche cambiato dei soldi, ma solo dollari. Io avevo euro, pesos argentini, real brasiliani ma niente dollari. Intanto è arrivato l’autobus per Punta del Diablo. La sorte ha voluto che alla fermata ci fosse anche un francese, Tomas, che senza neanche che glielo chiedessi mi ha detto che mi avrebbe prestato i soldi: andava anche lui a Punta del Diablo. Fra l’altro il prezzo del pullman era di 51 pesos uruguaiani, ovvero solo due euro. Anche lui veniva dal Brasile e non aveva pesos, ma sul pullman ha conosciuto un’uruguayana che gli ha detto che a Punta del Diablo non ci sono banche, quindi gli ha cambiato in amicizia qualche soldo. Insomma, parlando in spagnolo col francese, un simpaticone, ho scoperto che anche lui è in viaggio per un anno. E’ di Pau, vicino ai Pirenei (Pau è un classico punto di arrivo delle tappe pirenaiche del Tour de France, il fatto che lo sapessi lo ha divertito). Siamo arrivati a Punta del Diablo un’ora dopo, all’alba. Il pullman ha fermato davanti alla casermina della polizia. Abbiamo chiesto al poliziotto se sapeva dove fosse l’ostello El Diablo Tranquilo, raccomandato dalla guida Lonely Planet, e ce lo ha indicato. Il problema è che in strada non c’era nessuno, eppoi strada per modo di dire. Punta del Diablo non ha strade asfaltate, solo sterrati. E’ veramente un posto remoto, un villaggio di pescatori che per la bellezza della spiaggia si sta lentamente trasformando in località turistica. Ma non è sviluppato, turisticamente. Non ci sono alberghi, solo casette, capanne, bungalow e affini. Un po’ come alcuni paesini della Sardegna 30 anni fa (guardate le foto su facebook, ne ho messe una trentina). Per botta di culo siamo arrivati all’ostello e per botta di culo c’era uno dello staff che si era appena alzato. Ci ha detto che era troppo presto per fare il check-in e ci ha detto di metterci a dormire sui divani dell’ingresso (ribadisco, erano le sei – splendida alba, fra l’altro, soleggiata ma fredda). Detto fatto. Un’ora dopo si sono alzati altri dello staff e ci hanno preparato i letti, in una camerata da otto (gli altri sei dormivano). Erano anni che non andavo in un ostello e devo dire che a parte che si spende pochissimo (53 dollari USA per tre notti) è forte perché ci sono un sacco di persone di ogni parte del mondo (qui c’erano australiani, neozelandesi, americani, canadesi, svedesi, brasiliani, cileni, irlandesi, ecc). Il fatto che dormi con altri nella stanza su letti a castello ogni tanto si può fare. I tre giorni successivi li ho passati in spiaggia fino a verso le 16, quanto puntualmente ha iniziato a piovere. Fra l’altro il primo giorno alla sera ha fatto proprio freddo, tanto che per la prima volta da quando sono in Sud America mi sono messo il maglione e questo mi ha fatto un attimo riflettere sull’opportunità di arrivare fino alla Tierra del Fuego o se invece fare il comodone ed evitare temperature basse bypassando il sud della Patagonia. Vedremo. In ogni caso alla sera ho offerto la cena al francese, perché se non mi avesse prestato i soldi non so come avrei risolto la faccenda. Devo anche affrontare il primo problema vero dalla partenza. Si è rotto lo schermo del cellulare cadendo, è tutto nero, e devo sperare di trovare, a Montevideo, dove vado domani, un negozio Nokia dove comprarne uno nuovo e trasferire numeri e dati da quello rotto (non sono solo i numeri, sono anche i codici della banca, i pin delle carte, ecc). Speriamo bene.

2 commenti:

  1. Eh, don't you remember Topuoru?
    Quelli usciti dal bar che si sono chinati sotto la macchina per vedere se era abbastanza alta per proseguire?!

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  2. Come no, mi ricordo benissimo. Strade sterrate di campagna con più buche che un groviera.

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