Dopo 14mila km in macchina, fra Patagonia, Atacama e Arica, 7mila km in pullman e un volo (Santiago-Calama, Cile) sono arrivato a Màncora, una località di mare nel nord del Perù, vicino al confine con l’Equador. E ci sono rimasto due settimane. Perché? Credo di aver detto a tutti, prima di partire, qualcosa tipo “se Santiago non mi piace ci resto solo tre giorni, se invece trovo un posto di mare bello per riposarmi e fare vita di spiaggia, mi fermo anche un mese”. Detto fatto.
Màncora in sé non è un granché, anzi: un villaggio di pescatori di 10mila persone, c’è un casino totale, ogni negozio, ristorante, bar e pub ha lo stereo acceso e alla sera i volumi e la musica si fondono in una cacofonia orribile, la spiaggia è piena di gente e sporca (per quanto riguarda l’immondizia, i sudamericani sono indietro di trent’anni rispetto a noi; ricordate quando le nostre spiagge erano piene di rifiuti? Non che ora siano pulite, ma rispetto a trent’anni fa qualche passo avanti lo abbiamo fatto). E’ pieno di venditori ambulanti, taxi-ape rumorosi e c’è un aria di caos diffuso. Però…
Però, a tre km di distanza a sud, c’è Las Pocitas: una spiaggia praticamente incontaminata di vari kilometri, con le palme, da cartolina, servita da una strada sterrata ridotta male, e quindi poco frequentata, con alcuni piccoli alberghi sulla spiaggia. L’ho “scoperta” nel corso di una passeggiata, mentre cercavo di allontanarmi dal rumore e dalla gente, pentito per aver dato retta a chi a Lima mi aveva detto di andare a Màncora. Màncora e Las Pocitas sono inferno e paradiso separati da tre km. Quindi, dopo i tre giorni che avevo prenotato all’hotel a Màncora, ciao ciao, taxi-ape e hotel a Las Pocitas, bungalow sul mare, 50 dollari a notte, paradiso. Il rumore del mare è molto forte, più che altro perché le onde sbattono sulla scogliera ogni dieci secondi, e c’è una minicatena montuosa che segue la spiaggia che amplifica, ma il rumore del mare è 10mila volte meglio del rumore di qualunque altra cosa. Essendo sull’Oceano Pacifico, tutte le sere c’è il tramonto sul mare, con colori spettacolari. Dopo i tre mesi precedenti, passati a macinare km, questo ozio di Capua mi ci voleva proprio. Anche per aggiornare il blog, per dormire fino a tardi (in genere alle 10 devi lasciare la stanza, qui invece non metto proprio la sveglia), per fare un primo bilancio del viaggio, leggere, ascoltare musica, insomma: riposarmi, che secondo me è sempre uno degli scopi di ogni vacanza.
Poi arriveranno Ecuador, (forse) Isole Galàpagos, Amazzonia, eccetera. Ma ora si ozia.
Però, a tre km di distanza a sud, c’è Las Pocitas: una spiaggia praticamente incontaminata di vari kilometri, con le palme, da cartolina, servita da una strada sterrata ridotta male, e quindi poco frequentata, con alcuni piccoli alberghi sulla spiaggia. L’ho “scoperta” nel corso di una passeggiata, mentre cercavo di allontanarmi dal rumore e dalla gente, pentito per aver dato retta a chi a Lima mi aveva detto di andare a Màncora. Màncora e Las Pocitas sono inferno e paradiso separati da tre km. Quindi, dopo i tre giorni che avevo prenotato all’hotel a Màncora, ciao ciao, taxi-ape e hotel a Las Pocitas, bungalow sul mare, 50 dollari a notte, paradiso. Il rumore del mare è molto forte, più che altro perché le onde sbattono sulla scogliera ogni dieci secondi, e c’è una minicatena montuosa che segue la spiaggia che amplifica, ma il rumore del mare è 10mila volte meglio del rumore di qualunque altra cosa. Essendo sull’Oceano Pacifico, tutte le sere c’è il tramonto sul mare, con colori spettacolari. Dopo i tre mesi precedenti, passati a macinare km, questo ozio di Capua mi ci voleva proprio. Anche per aggiornare il blog, per dormire fino a tardi (in genere alle 10 devi lasciare la stanza, qui invece non metto proprio la sveglia), per fare un primo bilancio del viaggio, leggere, ascoltare musica, insomma: riposarmi, che secondo me è sempre uno degli scopi di ogni vacanza.
Poi arriveranno Ecuador, (forse) Isole Galàpagos, Amazzonia, eccetera. Ma ora si ozia.